venerdì 25 aprile 2008

Zingaro una volta

Zingaro una volta
mi chiamava la gente nei mercati
Me l'ha ridetto il tizio l'altro ieri
forse per insultarmi (il fisco è sciocco
se appiccica etichette) ma il cretino
ignorava di dare una patente
preziosa
a un disertore
e disse : "Scusa"

M'ossesionano i tetti delle case

M'ossessionano i tetti delle case
mentre la luna naviga spietata
e lei tradisce e il PVC avvelena
M'ossessionano gli anni e i pochi amici
che un io stregato invoca e poi tortura
e visi orrendi contro il materasso
la lunga crudeltà del lungo amore
Mi ossessionano i giorni quando piove
mi ossessionano sempre due presenti
e chi mi rassicura
e invece muore

Parlerò con te

Parlerò con te
come faceva mio padre a mia madre
nei mattini d'inverno
prima di alzarsi per portare
gli altri fratelli
alla scuola della siepe di bosso
E l'acetilene aveva un lumicino
sempre più fioco
quasi un presagio
Mentre mio padre parlava
sottovoce
con tenerezza
perchè mia madre l'ascoltava
in quel chiarore
trepidante

Com'è raro

Com'è raro
vivere
Ma trovarsi di nuovo
è
nascere
Foglia di memoria
bio-logo
dei micro
scrutante i minerali
pensanti per immagini
Tutti recisi - tutti
i fili
tutti gli steli
e i fiori delle musiche
s'infognano nel fiume puttanesimo
della baldracca roma
dei mezzani
Quale sarebbe
il mondo senza i funghi
delle risate?
Un masso in putrescenza
rotola
di tossici ricordi crivellati
di raffiche di tue di mie di nostre
risate di rivincita
"e la luna
trasparente di te
camminava su me
nel bosco di noi"
Quanto tempo - atempore
quanto freddo - sidus
a quanto peso ritorna
di vuoto e di mancanze
sulle labbra
e sugli occhi
moltiplicanti
i buchi neri
dove dolore e amore
e ragni di solitudine
uccidemmo
per vivere
per gli altri
Sto raccogliendo
il punto esclamativo
della tangente illune
e nella stracca
bisaccia
sui rovi
accumulo segmenti
feriti dal mio sangue

Uno scempio di luce
per
domani

Rubai a me stesso

Rubai a me stesso
e a lei
il sogno
di qualche giorno
e la nostalgia
dei fiori che le donai
- ora -
è un malessere

Morire non omnis

Morire
non omnis
coniugai
questo verbo
a rate
d'infinito presente
decapitando ogni
passato
e il futuro probabile
Ribelle all'assoluto
non ho più nulla da ridare
ai vermi
che ebrezze
obbligatorie

Mare del Nord

Mare del Nord
amo questo dio
liquido
che con mille
gole soffiò
l'ardesia
del tuo cuore
Muri nervosi
edificati contro
te stessa
ardue barriere
interne
scuote la mia alga
scrigno ai flutti
Faro ubriaco
pazza risata amara
illune rena