mercoledì 23 gennaio 2008

La casa delle pietre contadine

La casa delle pietre contadine
son secoli ch'è fredda e nera dentro
ed era ulive e pecore una volta
ed era un cane e un grido a mezzanotte
la notte che morì Giuditta e un uomo
gridava disperato insieme a un cane
Soltanto io poeta-non poeta
marito di nessuna - ignoro il grido

Gennaio

In questo primo giorno di gennaio

(gennaio è un mese antico e troppo caro)

vorrei incontrarti ancora - amarti ancora

martedì 8 gennaio 2008

Vorrei strapparmi e presentarmi

Vorrei strapparmi e presentarmi
in cenci alla tua tavola tra i cani
mostruosi che mi opprimono
e umiliarmi
io vizioso e bugiardo alla tua reggia
e offrire ai tuoi beffardi
fianchi a mandorla
il mio impacciato ossequio campagnolo
e avere la filigrana
delle tue risa
massimo premio al mio goffo peccato

Mi ero perso di vista

Io
mi ero perso di vista
solo per questo
non ti ho amata
Era solo
che non amavo me
Ma ora
quasi un mostro appaio
e invece
sono gonfio d’inedia
e sogni elettrici
che fanno luce alle tue gambe

Esiste un’arte

Esiste un’arte
fuor d’ogni catalogo o mercato
povera come il sole
zingara come il vento
la fecero
uomini senza cravatta
e liberi

Ho sequestrato il sole e pochi fiori

Ho sequestrato il sole e pochi fiori
un po’ di nebbia un cuculo e l’angoscia
che tu non venga a prendere i miei doni
La lucciola che cerchi tra le spade
la primula di guerra sangue e fango
la goccia l’agonia della mia goccia
tra lazzi d’osteria lampi d’acciaio
resiste a le Galàpagos
se ancora
tu vivi in un giardino di novembre
e le tue labbra aspettano un amico

Ora mio padre

Ora mio padre
dorme
sotto nidi di allodole
nella nebbia
dei bambini

Ricco di sole bacche rosse e zirli

Ricco di sole bacche rosse e zirli
mi entrava nelle orecchie
e mi usciva dagli occhi
fissi altrove – l’azzurro
L’autunno senza te
cara è terribile
come l’ultimo ossigeno

Ora che sono figlio di nessuno

Ora che sono figlio di nessuno
in questa libertà fatta di carta
in questa società fatta di cacca
ho nostalgia degli animi ruggenti
Facevo la seconda elementare
ero quasi un soldato in miniatura
le fasce in croce – la camicia nera
un’emme per fermaglio
e un’altra in testa
Era una vestizione da teatro
lo so ma allora
io ero dentro un sogno