giovedì 22 maggio 2008

Stanotte un chiodo

Stanotte un chiodo non mi fa dormire
il chiodo dell'amore nella mente
un chiodo che trafigge ogni pensiero
nomi ricordi volti e transumanze

venerdì 25 aprile 2008

Zingaro una volta

Zingaro una volta
mi chiamava la gente nei mercati
Me l'ha ridetto il tizio l'altro ieri
forse per insultarmi (il fisco è sciocco
se appiccica etichette) ma il cretino
ignorava di dare una patente
preziosa
a un disertore
e disse : "Scusa"

M'ossesionano i tetti delle case

M'ossessionano i tetti delle case
mentre la luna naviga spietata
e lei tradisce e il PVC avvelena
M'ossessionano gli anni e i pochi amici
che un io stregato invoca e poi tortura
e visi orrendi contro il materasso
la lunga crudeltà del lungo amore
Mi ossessionano i giorni quando piove
mi ossessionano sempre due presenti
e chi mi rassicura
e invece muore

Parlerò con te

Parlerò con te
come faceva mio padre a mia madre
nei mattini d'inverno
prima di alzarsi per portare
gli altri fratelli
alla scuola della siepe di bosso
E l'acetilene aveva un lumicino
sempre più fioco
quasi un presagio
Mentre mio padre parlava
sottovoce
con tenerezza
perchè mia madre l'ascoltava
in quel chiarore
trepidante

Com'è raro

Com'è raro
vivere
Ma trovarsi di nuovo
è
nascere
Foglia di memoria
bio-logo
dei micro
scrutante i minerali
pensanti per immagini
Tutti recisi - tutti
i fili
tutti gli steli
e i fiori delle musiche
s'infognano nel fiume puttanesimo
della baldracca roma
dei mezzani
Quale sarebbe
il mondo senza i funghi
delle risate?
Un masso in putrescenza
rotola
di tossici ricordi crivellati
di raffiche di tue di mie di nostre
risate di rivincita
"e la luna
trasparente di te
camminava su me
nel bosco di noi"
Quanto tempo - atempore
quanto freddo - sidus
a quanto peso ritorna
di vuoto e di mancanze
sulle labbra
e sugli occhi
moltiplicanti
i buchi neri
dove dolore e amore
e ragni di solitudine
uccidemmo
per vivere
per gli altri
Sto raccogliendo
il punto esclamativo
della tangente illune
e nella stracca
bisaccia
sui rovi
accumulo segmenti
feriti dal mio sangue

Uno scempio di luce
per
domani

Rubai a me stesso

Rubai a me stesso
e a lei
il sogno
di qualche giorno
e la nostalgia
dei fiori che le donai
- ora -
è un malessere

Morire non omnis

Morire
non omnis
coniugai
questo verbo
a rate
d'infinito presente
decapitando ogni
passato
e il futuro probabile
Ribelle all'assoluto
non ho più nulla da ridare
ai vermi
che ebrezze
obbligatorie

Mare del Nord

Mare del Nord
amo questo dio
liquido
che con mille
gole soffiò
l'ardesia
del tuo cuore
Muri nervosi
edificati contro
te stessa
ardue barriere
interne
scuote la mia alga
scrigno ai flutti
Faro ubriaco
pazza risata amara
illune rena

martedì 25 marzo 2008

Più grande cresce in me

Più grande cresce in me
quel sentimento
minuscolo e grandioso
ch’è l’amore –
più minuta si fa
la mia scrittura
di fabbro ladro genio iguana e falco
Il guaio – cara – è che mi fai impazzire
con la tua pelle d’Africa ed i libri
che annuso sfoglio e assorbo dai tuoi occhi
in cui ti amo in modo indescrivibile
tra l’estati e la perdita dell’estasi
tra il tredicenne – e il carcerato a vita

Ora che sono figlio di nessuno

Ora che sono figlio di nessuno
in questa libertà fatta di carta
in questa società fatta di cacca
ho nostalgia degli animi ruggenti
Facevo la seconda elementare
ero quasi un soldato in miniatura
le fasce in croce – la camicia nera
un’emme per fermaglio
e un’altra in testa
Era una vestizione da teatro
lo so ma allora
io ero dentro un sogno

mercoledì 19 marzo 2008


Auguri papà
Auguri papà...

lunedì 10 marzo 2008

La verità delle mie ferite
ti ama

mercoledì 23 gennaio 2008

La casa delle pietre contadine

La casa delle pietre contadine
son secoli ch'è fredda e nera dentro
ed era ulive e pecore una volta
ed era un cane e un grido a mezzanotte
la notte che morì Giuditta e un uomo
gridava disperato insieme a un cane
Soltanto io poeta-non poeta
marito di nessuna - ignoro il grido

Gennaio

In questo primo giorno di gennaio

(gennaio è un mese antico e troppo caro)

vorrei incontrarti ancora - amarti ancora

martedì 8 gennaio 2008

Vorrei strapparmi e presentarmi

Vorrei strapparmi e presentarmi
in cenci alla tua tavola tra i cani
mostruosi che mi opprimono
e umiliarmi
io vizioso e bugiardo alla tua reggia
e offrire ai tuoi beffardi
fianchi a mandorla
il mio impacciato ossequio campagnolo
e avere la filigrana
delle tue risa
massimo premio al mio goffo peccato

Mi ero perso di vista

Io
mi ero perso di vista
solo per questo
non ti ho amata
Era solo
che non amavo me
Ma ora
quasi un mostro appaio
e invece
sono gonfio d’inedia
e sogni elettrici
che fanno luce alle tue gambe

Esiste un’arte

Esiste un’arte
fuor d’ogni catalogo o mercato
povera come il sole
zingara come il vento
la fecero
uomini senza cravatta
e liberi

Ho sequestrato il sole e pochi fiori

Ho sequestrato il sole e pochi fiori
un po’ di nebbia un cuculo e l’angoscia
che tu non venga a prendere i miei doni
La lucciola che cerchi tra le spade
la primula di guerra sangue e fango
la goccia l’agonia della mia goccia
tra lazzi d’osteria lampi d’acciaio
resiste a le Galàpagos
se ancora
tu vivi in un giardino di novembre
e le tue labbra aspettano un amico

Ora mio padre

Ora mio padre
dorme
sotto nidi di allodole
nella nebbia
dei bambini

Ricco di sole bacche rosse e zirli

Ricco di sole bacche rosse e zirli
mi entrava nelle orecchie
e mi usciva dagli occhi
fissi altrove – l’azzurro
L’autunno senza te
cara è terribile
come l’ultimo ossigeno

Ora che sono figlio di nessuno

Ora che sono figlio di nessuno
in questa libertà fatta di carta
in questa società fatta di cacca
ho nostalgia degli animi ruggenti
Facevo la seconda elementare
ero quasi un soldato in miniatura
le fasce in croce – la camicia nera
un’emme per fermaglio
e un’altra in testa
Era una vestizione da teatro
lo so ma allora
io ero dentro un sogno